Francesco Perri
Pasquale Scura - L’Italia una e indivisibile
Roma, Edizioni Lepisma, Roma 2011
di Dante Maffia
E’
proprio vero, le sorprese spesso vengono, nei lavori storici o letterari, dai
«non addetti ai lavori», come si dice, cioè da studiosi che in silenzio e in
disparte mettono mano su documenti inediti, si appassionano, distillano le
carte, le confrontano e ne ricavano opere necessarie per meglio intendere il
senso della vita di un personaggio o della storia.
Francesco
Perri, per amore di campanile (lo dichiara esplicitamente nella Premessa), ha cominciato ad appassionarsi, nel
senso più autentico e scientifico che si possa immaginare, alle attività di un
suo compaesano, Pasquale Scura, magistrato che fu scelto da Giuseppe Garibaldi
per stilare il verbale del plebiscito del 1860 in cui per la prima volta in
modo solenne si parla di «Italia una e indivisibile». Certo, era il frutto di decenni di battaglie, ma a
Scura tocca il compito di redigere l’atto formalmente e ciò lo porta alla
ribalta delle cronache, con momenti vissuti in auge e altri vissuti nelle
ristrettezze e nella condizione umana quasi disperata.
Francesco
Perri non s’imbarca in analisi sui comportamenti del personaggio, non fa
deduzioni sulla sua qualità di magistrato, di uomo, di marito e di padre ma
lascia parlare i documenti. Ed è per questo che il volume, di oltre
quattrocentotrenta pagine, presenta una serie di reperti cercati con amore e
con somma pazienza in tutti gli archivi pubblici e privati di quello che un
tempo si chiamò Il Regno delle due Sicilie, ma anche in quelli di Roma e di
Torino. Ovviamente il primo capitolo riguarda proprio il Plebiscito del 1860,
ma subito dopo viene offerta la prima biografia scritta dal fratello stesso di
Scura. Da qui una fitta messe di notizie, di indicazioni che illuminano la
figura di quest’uomo che riuscì ad emergere nel panorama italiano nonostante
che fosse nato in un quasi sperduto borgo della Calabria arbëreshë.
La
personalità di Pasquale Scura emerge a tutto tondo fin nelle più recondite
pieghe perché Perri non ha tralasciato nessun particolare per farci conoscere
il personaggio. Tanto è vero che recupera perfino le immagini e l’iscrizione
del primo monumento dedicato a Scura, e articola in maniera impeccabile
l’albero genealogico della famiglia dello stesso. Non solo, parlando di Scura
trova l’occasione di delineare il contributo dato dagli italo-albanesi al
Risorgimento e poi presenta i documenti del processo subito (molto interessante
da leggere per i risvolti che implicano la figura del Re con analogie
forti agli avvenimenti odierni), i
decreti emanati, la bibliografia e le fonti delle attività del Ministro fino a
concludere con Alcuni scritti di Pasquale
Scura.
Lavoro
ampio e ben formulato che permette di entrare pienamente sia nell’epoca in cui
Scura ha vissuto (1791-1868) e sia nel personaggio che presenta sfaccettature
varie e dà una certa idea di Risorgimento poco frequentata dagli storici di
professione. Infatti nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia non si sono
avuti studi che abbiano dato una svolta o abbiano almeno dilatato il campo
d’indagine su questioni che sono soltanto apparentemente marginali. Non si
tratta di revisionismo o di posizioni arbitrarie o insofferenti e irriverenti,
ma di onestà intellettuale che deve permettere di chiarire i compiti anche di
protagonisti che sembrano marginali e che invece hanno avuto un peso enorme
nell’assetto e nello sviluppo della storia di quegli anni così confusi e spesso
contraddittori.
Pasquale
Scura non si è fatto travolgere da teorie ineffabili o da tendenze devianti, ha
visto il Risorgimento come un naturale compimento di ragioni che stavano in
agguato da decenni e ne ha decretato il raggiungimento. Ma la sua figura, e
Francesco Perri lo dimostra articolatamente, va ben oltre l’incarico di
Ministro del Plebiscito; egli è stato un uomo di legge di grande spessore e uno
storico che, tra l’altro, è tra i primi ad occuparsi della tragedia degli
italo-albanesi quando sbarcarono in Italia dopo la morte di Skanderbeg,
tracciandone un profilo ancora oggi valido e ricco di notizie interessanti.
Il
libro comunque ha anche un valore di repertorio per la dovizia dei documenti e
per le indicazioni che ne derivano.
Credo che servirà, oltre che ad avere dato a Pasquale Scura il posto meritato,
anche a sviluppare ulteriori studi su questi argomenti finora affrontati
soltanto da studiosi locali.
E
ora che la storia, finalmente, non è soltanto racconto delle vite degli uomini
illustri, ma anche di coloro che hanno contribuito, in varia maniera, a
formulare il senso del divenire degli eventi, un libro così va riconosciuto
come fonte e metodo di un fare che non si arroga diritti esclusivamente
scientifici ma invita alla fioritura e alla meditazione: sono stati tanti i
personaggi che hanno contribuito alla crescita umana senza chiedere nulla.
Bisogna che uomini entusiasti come Francesco Perri li portino alla luce, non
per farne sterili monumenti, ma per farne esempi da emulare, icone di un modo
di essere che si abbevera alla luce e pensa al sociale, allo sviluppo della
storia nella sua complessità e nel suo ruotare discontinuo e proficuo.
NOTA
La recensione a firma di Dante Maffia sul volume di Francesco Perri appare sul numero di
ottobre – dicembre 2011 della Rivista Nuova
Antologia, pp. 376-377. Lo scritto viene qui ripreso integralmente.
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